La “sostenibilità” è la condizione necessaria per conservare il “capitale naturale” da cui otteniamo i “servizi ecosistemici”, indispensabili per la vita umana e per il mantenimento dell’ambiente in cui viviamo.
Uno dei principali “servizi ecosistemici” è costituito dall’acqua, cioè le risorse idriche, essenziali per la sopravvivenza della vita vegetale e animale.
La disponibilità di acqua dolce è fondamentale per la vita sul pianeta, e la scarsità di acqua è una delle emergenze che dobbiamo affrontare.
RITIENI CHE LA CONSERVAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE, NECESSARIE PER LA VITA UMANA, ANIMALE E VEGETALE, SIA UN OBIETIVO PRORITARIO? PERCHE’?
Il ciclo dell’acqua ha subito uno sconvolgimento legato al riscaldamento globale da diversi segnali, quali la siccità, le precipitazioni irregolari, le esondazioni, lo spreco delle risorse, …
SECONDO TE, COME INCIDONO SUL TERRITORIO MONTANO, GLI EFFETTI DIRETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI?
(riduzione dei ghiacciai, innalzamento dello zero termico, limite delle nevicate, …)
E QUAL È, SECONDO TE, L’EFFETTO PIU’ RILEVANTE PER LA MONTAGNA DELLO SCONVOLGIMENTO DEL CICLO DELL’ACQUA?
(esempio di risposte: ghiacciai, permafrost, irrigazione, esondazioni, frane, …)
La vegetazione, in particolare boschi e foreste, svolgono una funzione importante per proteggere il suolo e per consentire l’immagazzinamento dell’acqua nel sottosuolo.
QUALI POSSONO ESSERE A BREVE TERMINE GLI STRUMENTI DI MITIGAZIONE DEL FENOMENO?
(esempio di risposte: casse di espansione, argini dei corsi d’acqua, gestione dei bacini idroelettrici, …)
Il CAI deve evitare un vocabolario che implichi la mercificazione della natura come “capitale naturale” o “servizi ecosistemici”, poiché questa stessa mercificazione ha portato al suo degrado. - Sezione: Firenze
L’ acqua è una risorsa fondamentale. Ripristinare foreste potrebbe aiutare a trattenere l’umidità del terreno, rendere meno vulnerabile l’ ecosistema montano. Inoltre potrebbe limitare la presenza di anidride carbonica in atmosfera. - Sezione: Lagonegro
Occorre premettere che la tematica dei servizi ecosistemici, intesa come valutazione e quantificazione delle funzioni ecologiche svolte dalle varie componenti ambientali (acqua, boschi, etc.), ha rilevanza strategica onde fornire gli strumenti per contrapporsi a quanti applicano logiche meramente economiche all’utilizzo delle risorse naturali e allo sfruttamento del territorio.
L’obiettivo non è quello di far entrare nel mercato i servizi ecosistemici, ma far sì che la loro valorizzazione condizioni il mercato stesso ponendosi –
quanto meno – sullo stesso piano delle logiche economiche dominanti, con un concreto ed effettivo spostamento della prospettiva in ottica territoriale e di interesse collettivo (da parte dei privati ma anche e soprattutto delle istituzioni).
Si può ritenere che tale prospettiva sia censurabile in quanto antropocentrica, come sostengono alcuni?
Forse, piuttosto, si dovrebbe parlare di prospettiva “umana”, e d’altra parte avere come obiettivo la tutela della natura solo in quanto tale, prescindendo dal suo rapporto con la nostra specie, sarebbe probabilmente un esercizio solo teorico.
Troveremmo preferibile, in nome di un’ipotetica e ideale purezza di intenti, che gli esseri umani non si ponessero come obiettivo la propria conservazione, anche valutando il “costo” degli interventi sull’ambiente in termini di riduzione delle funzioni ecologiche di cui fruiscono?
È stata per l’appunto la mancanza di considerazione di tali conseguenze che ha portato a promuovere o comunque accettare modificazioni del pianeta in cui sinora siamo riusciti a vivere e che, se nulla cambia, in tempi relativamente brevi non sarà più ospitale per noi esseri umani.
Se possiamo avere gli strumenti per valutare il capitale naturale in termini comprensibili non solo a chi già mira alla sua tutela tout court, ma
anche a chi compie solo valutazioni economiche, facendo comprendere a costoro che il profitto non può non tenere conto di questi costi sinora praticamente invisibili, nonché alle istituzioni pubbliche che devono tenere conto di tutti gli interessi pubblici e privati coinvolti, non avremmo una possibilità in più di invertire una rotta che sembra inesorabilmente tracciata?
Per quanto riguarda in particolare l’acqua, la distrofia territoriale, ad oggi, è sotto gli occhi di tutti, non più solo nei territori montani laddove lo scioglimento dei ghiacciai ha vanamente rappresentato, per decenni, un evidente segnale di allarme.
Le disastrose alluvioni che si registrano con sempre maggiore frequenza – e che hanno colpito anche aree in cui non si ricordano precedenti – rappresentano fenomeni estremi, ma più in generale le precipitazioni di questi ultimi tempi sono inidonee a compensare l’aumento delle temperature, poiché la pioggia che si concentra in quantità abnormi e in un breve lasso di tempo non può essere trattenuta dal terreno, che la perdurante secchezza rende a sua volta sempre meno permeabile, in un circolo vizioso di cui é difficile vedere la soluzione.
Una delle misure che, a nostro parere, dovrebbe giocoforza essere adottata nel breve periodo è l’abbandono, sia in pianura sia in montagna, di forme di agricoltura che esigono grandi risorse idriche, ad oggi purtroppo totalmente insostenibili, con il contemporaneo perseguimento di uno sviluppo di tecniche agricole finalizzate al risparmio di acqua (es. irrigazione per aspersione, micro-irrigazione, etc.), anche con il determinante contributo – divulgativo ed economico – delle istituzioni di settore e degli enti pubblici e locali.
Nelle aree montane, soprattutto quelle in cui anche le precipitazioni nevose sono ormai sporadiche, occorre prendere atto che non vi è alcuna sostenibilità nel pervicace impiego di acqua – oltre che di denaro pubblico – nello sparare neve artificiale in piste altrimenti prive di innevamento naturale e collocate in località in cui la temperatura rimane superiore allo zero anche in pieno inverno. Non sembra sussistere alcuna realistica visione di un futuro possibile, e ci si chiede perché conferire risorse destinate a non portare benefici duraturi in questi territori ma solo a prolungare l’inevitabile agonia di attività ormai al tramonto, oltre ad alimentare vane speranze e a non consentire l’investimento in
alternative possibili (es. turismo slow, naturalistico-culturale, etc.).
Con riferimento alla possibilità di mitigare i fenomeni estremi nella loro manifestazione nelle aree di montagna, la prima considerazione da fare é che la gestione del territorio da parte di coloro che in quelle aree vivono e lavorano è fondamentale e insostituibile; pertanto sono da promuovere tutte le misure volte a sostenere il ripopolamento della montagna e lo svolgimento di attività in loco, ad esempio mediante il conferimento diretto
di risorse economiche pubbliche, ma anche tramite sgravi fiscali e alleggerimento di aspetti burocratici ipertrofici.
Uno degli aspetti più importanti da curare allo scopo di prevenire o comunque contenere esondazioni, frane etc. é la conservazione della vegetazione, in particolare degli alberi d’alto fusto, anche con progetti e interventi di riqualificazione forestale laddove necessario.
In ogni caso, in considerazione delle complicatissime sfide poste dalle conseguenze del cambiamento climatico, non affrontabili solamente con strumenti tradizionali, sembra necessario supportare l’attività quotidiana dei cittadini locali anche con l’apporto tecnico di professionisti qualificati: si può, infatti, certamente auspicare che lo sviluppo di conoscenze specialistiche e della tecnologia applicata fornisca soluzioni innovative, efficaci e sostenibili a problemi potenzialmente distruttivi, come i progetti di contenimento delle esondazioni mediante dighe semoventi che imbrigliano temporaneamente la portata esorbitante dei corsi d’acqua consentendo il passaggio solo di una parte delle acque, di cui, pertanto, viene frenata la forza cinetica e l’impatto sul territorio circostante.
1- La risorsa acqua è da tempo motivo di conflitto tra stati regioni e popolazioni. L’importanza della risorsa è superiore al petrolio e qualsiasi altro bene. E’ vita. Il tempo per conservare e ottimizzare le risorse idriche non sono rinviabili e tutti devo prendere consapevolezza del suo valore.
2- L’effetto dei cambiamenti climatici nella realtà locale non è così evidente e si fa fatica a comunicare alle persone che gli effetti sono immensi e visibile sui media, la televisione purtroppo è poco sensibile a queste tematiche. Localmente vediamo che le nevicate e le temperature sotto lo zero sono sempre più rare e di breve durata, i periodi di caldo sempre più lunghi e torridi.
3- La gente abbandona le terre alte, al sud anche la collina e le zone interne. Non esiste manutenzione delle aree boschive e degli alvei dei fiumi. Il dissesto idrogeologico è una piaga che da sempre ha afflitto i territori a cui non si vuole porre rimedio.
4 – Gestione dei bacini artificiali, nella mia regione sono tanti e presentano svariate problematiche: dall’inquinamento da petrolio al riempimento da sabbia e pietrisco. I bacini sono perfino troppi, non c’è un solo fiume in tutta la regione che non sia stato sbarrato. La risorsa acqua è svenduta ai privati senza alcuna contropartita per il servizio ecosistemico che le popolazioni montane offrono causando l’emigrazione. - Sezione: Potenza