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Lo sviluppo dei territori montani è determinato dal concorso di diversi fattori che devono integrarsi tra loro: agricoltura multifunzionale, manifattura, servizi e turismo. Va sostenuta e incentivata la creazione di piccole imprese, anche concedendo una fiscalità agevolata.

CON QUALI INIZIATIVE SI PUO’ RENDERE POSSIBILE LA CREAZIONE DI NUOVI POSTI DI LAVORO SIA SULLE ALPI CHE SUGLI APPENNINI?

Il turismo è una risorsa importante, ma in diverse situazioni assistiamo a un eccesso di presenze che gravano su territori fragili. Si pone quindi sempre con maggior evidenza la necessità di governare i flussi turistici.
La promozione turistica è affidata a regioni, comunità montane, aziende turistiche locali.

PENSI CHE LE SEZIONI E I GRUPPI REGIONALI DEBBANO ESSERE DISPONIBILI A COLLABORARE PER PROMUOVERE UN TURISMO DESTAGIONALIZZATO, RESPONSABILE E REALMENTE SOSTENIBILE?

CON QUALI STRUMENTI SI PUÓ PROMUOVERE UN TURISMO RESPONSABILE IN MONTAGNA?
QUALI COSE INVECE SI DOVREBBERO EVITARE?

I sentieri rappresentano la più importante infrastruttura a basso impatto per il turismo locale e quindi sono anche motore di sviluppo economico.
I cammini sono sinonimo di turismo lento, responsabile e vantaggioso per le comunità locali.
Permettono di conoscere il territorio e stimolano la creazione di punti di accoglienza sostenendo la piccola economia.

IL SENTIERO ITALIA CAI E’, SECONDO TE, UN MODELLO DI FRUZIONE RESPONSABILE DEL TERRITORIO E DI TURISMO SOSTENIBILE?

CHE RUOLO PUO’ GIOCARE IL CAI NEL RAPPORTO CON LE PUBBLICHE ISTITUZIONI PER PROMUOVERE UNIFORMITA’ DI LEGGI, REGOLAMENTI, SEGNALETICA, GESTIONE DELLA SENTIERISTICA ECC.?

7 Commenti

  • Gino Guadalupo ha detto:

    Voglio iniziare con una premessa,per dare poi un contributo molto modesto al Tavolo n°3 del Congresso.
    “La Montagna anche prima dell’era dei Cambiamenti Climatici,è stata sempre legata al futuro delle città.Come diciamo da molto tempo,i Cambiamenti Climatici
    sono strettamente legati agli stili di vita delle città e di conseguenza sono la causa principale dei danni che si arrecano agli equilibri naturali della montagna e che
    poi sono la causa dei fenomeni estremi con distruzioni lungo il suo percorso e di vite umane.”
    Il Tavolo di lavoro ci propone una serie di domande al Tema Congressuale del 25/26 novembre.Non saprei cosa rispondere,posso solo dire che da oltre 20 anni
    e dopo aver letto lo Statuto del Cai e i vari documenti centrale del CAI e della TAM ho iniziato a svolgere iniziative sul Territorio sui Temi:Clima(allora non ancora
    cambiamenti..)Neve,stato di salute dei nostri Bacini Idrici Naturali(Massiccio del Matese),Abbiamo poi continuato con Convegni (sempre pubblici) 2012/2013 in tutti
    i piccoli comuni montani del Matese sul Tema dello Sviluppo Sostenibile delle Aree Interne e in un Parco Regionale coinvolgendo Sindaci,Comunità Montana cittadini.
    Abbiamo continuato (producendo filmati)con interviste,ai pastori e alla Transumanza ,ai produttori agricoli con la valorizzazione dei prodotti tipici,Avendo sempre come obiettivo la Sostenibilità contro lo spopolamento, Anche questo lavoro è stato oggetto di Convegni pubblici.Tutto il materiale prodotto è conservato e inviato ad alcuni
    Presidenti di sezione CAI , Gruppo Regionale e TAM Regionale e Centrale.Il 28 ottobre si è concluso un Convegno nel Parco Regionale di Roccamonfina sul Tema quale Sviluppo futuro di questa Area Protetta e come contributo al dibattito sul 101° Congresso Nazionale del CAI dalla sezione CAI di Caserta e della TAM.Relatori: Agronomi
    sul futuro dell’Agricoltura di Montagna,sulla valorizzazioni di molti Siti Archeologici con funzionari della Soprintendenza e per lo Slow food sui prodotto Tipici.Con interventi dei Sindaci del Presidente del Parco e con le conclusioni di Filippo Di Donato Coordinatore Gruppo di lavoro CAI Aree Protette e Parchi.Per dare però soluzioni ai problemi
    abbiamo bisogno di un CAI che sia presente sul Territorio.Che sia consapevole dei problemi futuri che abbiamo di fronte. Questo mio impegno lo vissuto con amarezza e
    con molta solitudine.Sono problematiche non ancora patrimonio Culturale delle sezioni(mi riferisco alla mia esperienza)mi auguro con l’attuale mia sezione continuare il
    lavoro del dopo Convegno sul Parco di Roccamonfina. Se vogliamo andare avanti dobbiamo necessariamente rimuovere le CAUSE che ci sono di impedimento.
    La dirigenza Centrale del CAI sa molto bene che dobbiamo progettare una VISIONE PER IL FUTURO per almeno i prossimi 20/30 anni.Occorre rimuovere le visioni politiche
    Occorrerà una DIVERSA GESTIONE DEL TERRITORIO: Sui fiumi,suo corsi d’acqua,cosa coltivare e dove,Infrastrutture Idriche,Ripianare il Territorio con una visione Economica
    e Sociale.Perciò l’attuale struttura del cai già adesso non svolge le iniziative che programma dei documenti,Dobbiamo raccontarci le verità sulla nostra organizzazione.
    Dubbiamo in futuro lavorare in un Sistema di Alleanze .Per affrontare i nostri impegni futuri perciò, vanno cercate e valorizzate le competenze. - Sezione: Caserta Operatore Regionale TAM

  • Maria Giovanna Canzanella ha detto:

    Nuovi posti di lavoro in montagna? Occorrono riforme strutturali: scuola, medicina di territorio, trasporti pubblici, biblioteche comunali e aree di aggregazione per anziani e per giovani, incentivi alle imprese che investono in azioni sostenibili, turismo di cultura e di rete. Struttura, non provvedimenti occasionali tipo bonus.

    Il ruolo di Sezioni e Gruppi regionali: questi organi già propongono la montagna tutto l’anno. Ma hanno il pallino delle escursioni con i grandi numeri… Le intersezionali o interregionali con 250 persone sono una violenza inaccettabile per la montagna, sono prive di ogni garanzia di sicurezza e non sono nemmeno un’occasione di reale benessere per i soci.

    Turismo responsabile… ci sono nel mondo città e nazioni che movimentano flussi molto maggiori dei nostri, ma lo sanno fare. Hanno educato il turista invece di autorizzarlo ad ogni scorrettezza in nome del suo benessere o del suo denaro. Gli Enti preposti si devono solo mettere a studiare. Cosa evitare? Lo sanno i Tedeschi che hanno forse meno di un quarto delle nostre montagne e molte molte più persone che camminano in natura. Evitare l’ignoranza, tutto comincia da lì.

    Il Sentiero Italia è una cosa bella, ma ormai c’è, e non è quella strabiliante innovazione sulla quale attirare tutte le attenzioni. In molte regioni è totalmente carente di infrastrutture ricettive, quando non di indicazioni e manutenzione. Non è un modello, è una opportunità, come i sentieri GR in Francia. Ci sono e se vuoi li percorri.

    I sentieri. Il CAI opera magistralmente nella segnaletica dei sentieri, tanto che il suo sistema è stato recepito da Regioni e parchi. Ma i sentieri segnati sono una porzione infinitesimale rispetto alle migliaia di km di percorsi rurali, agricoli e pastorali, storici, vicinali. Il CAI propone la montagna di prossimità, per ripartire la frequentazione in ambiente e favorire la multistagionalità dell’escursionismo. Ma ha la responsabilità di promuovere la sentieristica su reti molto più capillari ed estese. Andare in montagna, percorrere i sentieri, è il miglior modo per tutelarla, averne la vigilanza, comprenderne i cambiamenti, riceverne un impulso ad un comportamento etico che si estenda ad altri gli ambiti della vita personale.

    Per interagire con le pubbliche amministrazioni, il CAI deve esprimersi con coraggio e coerenza. Viviamo in un paese dove lo scollamento tra la società, la politica e l’amministrazione sembra quasi insanabile. Promuovere e diffondere gli esempi virtuosi, far sentire la propria voce con forza, non abbandonare i progetti realizzati, non mollare le azioni progettate. - Sezione: Napoli

  • Biancamaria Costigliolo ha detto:

    La montagna è di tutti coloro che la sanno rispettare.
    Lo spopolamento montano è un fenomeno sempre più tangibile per quanto ci siano fortunatamente eccezioni rappresentate ad esempio da ragazzi che cambiano modus vivendi e si trasferiscono in montagna con un progetto edificante.
    A differenza di quest’ultima condizione, tra chi nasce e cresce in montagna ci sono idee diverse. Spesso i ragazzi di montagna fanno i conti, durante le vacanze invernali o estive, con i coetanei che vengono dalle città e si rendono conto delle opportunità che avrebbero se si trasferissero altrove. E’ il loro un atteggiamento sbagliato, da rimproverare? Credo piuttosto sia giusto garantire a ciascuno uguali diritti e pertanto mai mi sentirei di dire che è uno sbaglio, come non lo è per un ragazzo che vive in piccola città andare in una metropoli, all’estero o rimanere dov’è.
    Ci sono anche ragazzi di montagna che nascono con la stessa passione dei genitori e vorrebbero portare avanti l’attività di famiglia ma non riescono a causa della mancanza di continuità di turismo che raggiunge picchi positivi invernali e estivi e negativi nelle altre due stagioni.
    Una possibile soluzione potrebbe essere quella di fondare/ripristinare nelle varie cittadine montane o nei paesini Società di mezzi di trasporto (possibilmente sostenibili) comprensivi, come dei veri e propri “pacchetti”, oltre al trasporto, anche della possibilità di fare escursioni guidate dalle persone del posto o laboratori educativi per bambini e/o adulti, degustazioni di prodotti locali. In questo modo, forse, si riuscirebbe a garantire un turismo SOSTENIBILE che copra tutte le stagioni, che dia lavoro a persone del luogo e che aumenti i profitti a chi già lavora ma ha difficoltà ad andare avanti. Il tutto dovrebbe essere fruibile magari anche in accordo con gli stessi comuni o altri enti che tramite locandine, social, siti internet avrebbero la possibilità di raggiungere un maggior numero di persone.
    Propongo questo sopratutto in alternativa alle scelte che vengono prese oggigiorno per cercare di promuovere la montagna a tutti i costi, anche e sopratutto in modo irrispettoso e non sostenibile, come quella di costruire o ampliare impianti sciistici dove di neve tra poco o già adesso non se ne vede. - Sezione: CAI Roma

  • Piergiorgio Iannaccaro ha detto:

    La frequentazione responsabile della montagna è un valore fondante della nostra Associazione. E concordo pienamente con l’affermazione che la rete sentieristica rappresenta una importante infrastruttura a basso impatto nel contesto del turismo montano. Non dobbiamo dimenticare tuttavia che la montagna è fatta anche di attività agricole e pastorali, servizi di ospitalità e ristorazione, saperi e tradizioni che faticano a sopravvivere di fronte all’omogeneizzazione di idee e comportamenti. La mia montagna, l’altipiano della Sila, vede crescere tante attività, piccole e meno piccole, vede impegnati in misura crescente giovani che si dedicano alla scoperta di territori poco conosciuti dagli stessi abitanti della regione. L’obiettivo dovrebbe essere l’incentivazione della frequentazione della montagna intesa come il suo ambiente naturale e non solo i servizi propri di qualunque città o cittadina. E l’integrazione virtuosa del cammino, per chi voglia intraprenderlo, con le peculiarità produttive del territorio e i servizi di ospitalità e ristorazione. Bisogna adoperarsi per far comprendere il valore della montagna ed evitare che essa venga vista come un’alternativa molto estemporanea alla vita di città, cercando in essa paradossalmente ritmi e servizi della città. E la nostra rete sentieristica dovrebbe entrare a pieno titolo nello spettro delle possibilità offerte a chi sale in montagna, cercando di far comprendere che al di là del turismo vi sono forme più appaganti di frequentazione, in primis il viaggio e il cammino. E che la montagna non è un parco divertimenti, ma luogo di scoperta e di coesistenza con le genti che vi abitano e vi svolgono le loro attività di sostentamento. Credo che le nostre Sezioni dovrebbero avere rapporti formalizzati con gli Enti Parco e rapporti stretti di frequentazione delle comunità locali. - Sezione: Sezione di Catanzaro del Club Alpino Italiano

  • Francesco Quattrone ha detto:

    Investire per lo SVILUPPO dei territori di Montagne: è un obiettivo fattibile? Ma, soprattutto, è una buona idea? L’idea dello SVILUPPO dei territori di montagna a me sembra un’idea distopica perché l’idea di sviluppo ha in sé quella di produzione di beni più o meno utili/superflui, che, se applicata alle popolazioni rimaste in quei territori le trasformano in consumatori che pensano di raggiungere benessere svendendo i valori culturali che li hanno formati e che ancora permangono. Un’idea, perciò, non auspicabile. I territori di montagna non hanno bisogno di SVILUPPO ma di tutela, conservazione, resilienza; in alcuni casi rigenerazione. Tutela e conservazione dei luoghi, resilienza delle genti rimaste e della loro cultura e tradizioni. Il primo rischio che si corre inseguendo l’idea di sviluppo, con il conseguente aumento dei residenti, è quello di snaturare il paesaggio e il territorio avvolgendo il borgo in costruzioni moderne non più identitarie, creare linee di comunicazione veloci per rendere più frequente e partecipato il turismo breve, alla stregua dei viaggi organizzati per permettere ai partecipanti di vantarsi di essere qui e la in posti celebrati, di avere visitato la chiesa x senza soffermarsi sulla sua sacralità, il palazzo y senza riflettere sulla vita che si conduceva in quegli ambienti… mentre nei borghi tutto deve essere all’insegna della lentezza per avere la possibilità di percepire l’ambiente in tutti i suoi aspetti particolari, di conoscere la storia dei luoghi, di creare un rapporto con chi vi abita. Si dovrebbero attivare politiche che permettano il ritorno a chi è partito e agevolarne l’iniziativa di riprendere attività economiche nel solco delle tradizioni locali anche se condotte in forme e con strumenti moderni; rendere i luoghi attraenti per chi vuole abbandonare la vita caotica e stressante delle metropoli, per inserirsi nel tessuto sociale utilizzando le abitazioni presenti. È possibile creare reti di servizi integrati per agevolare piccole imprese senza stravolgere la natura dei luoghi. Non è facile e sono necessari impegni a lungo termine con la partecipazione attiva di tutti gli attori sociali presenti sul posto. Dove è avvenuto, si sono raggiunti ottimi risultati. Cito alcuni esempi di iniziative di grande successo in Calabria ad opera di giovani, in territori molto degradati: nella piana di Gioia Tauro una giovane coppia di ex manager di Amazon ha ripreso e rimesso in vita un vecchio caseificio di famiglia trasformandolo in una moderna struttura produttiva che, utilizzando il latte dei pascoli aspromontani e delle serre vibonesi con l’esperienza di esperti casari locali, produce formaggi di altissima qualità che hanno conquistato i mercati internazionali, soprattutto statunitensi; nel catanzarese tre amici con lavoro ben remunerato hanno pensato di mollare tutto per rientrare nel paesello di origine dove hanno rimesso in coltura un vecchio gelseto, abbandonato da anni, su terreno comunale ottenuto in concessione gratuita: oggi producono tessuti di seta di alta qualità accaparrati dai grandi marchi di moda( da ricordare che la coltivazione del baco da seta e la creazione di tessuti era molto rinomata fin dal 1700, al servizio di tutte le Corti d’Europa); sempre nel catanzarese, a S.Floro, un giovane locale decide di salvare l’ultimo mulino a pietra rimasto attivo in Calabria e crea una startup lanciando un crowdfunding: ottiene un notevole successo ed oggi coltiva, in modo biologico, semi di grani antichi e la sua attività si è estesa in Toscana e Puglia, oltre ad una proficua vendita online dei suoi prodotti. Potrei citare altri esempi che indicano come sia la strada da percorrere. Peraltro, sono luoghi che intersecano i nostri sentieri attraverso i quali giungono visitatori.
    I nostri sentieri hanno basso impatto per il turismo locale e quindi sono anche motore di sviluppo economico, a condizione di inserire nei loro percorsi le località dove si sono sviluppate queste attività. Il CAI promuove un modello di fruizione responsabile del territori, offrendo la frequentazione di sentieri ben tracciati e percorribili in sicurezza, il sentiero Italia ne è certamente un esempio, può giocare un ruolo importante per promuovere iniziative come quelle che ho descritto. In Calabria, il cui territorio per oltre il 70% della sua superficie è coperto da parchi nazionali regionali provinciali, le forme di collaborazione sono ampie a condizione che i rapporti tra autorità di gestione e CAI siano più incisivi e frequenti.
    Francesco Quattrone-sez. CAI Pino Aversa-Verbicaro-(CS) - Sezione: Pino Aversa- Verbicaro(CS)

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