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Per affrontare in maniera concreta e propositiva i temi posti al centro delle del Tavolo 2 dobbiamo metterci in gioco non pensando alla nostra età anagrafica e “alzare lo sguardo dalla punta delle nostre scarpe”
Lo dobbiamo fare specialmente pensando al CAI di domani in modo che i Giovani Soci di oggi abbiano motivazioni concrete nell’impegnarsi con assiduità nelle attività che il CAI svolge.
Le nuove forme di approccio alla Montagna e di fruizione della stessa vanno ripensate con molta lucidità e con molta obiettività, in particolar modo non lasciandosi condizionare da stereotipi commerciali molto spesso veicolati da opinion maker presentati come modelli.

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In un’epoca di grandi cambiamenti ambientali, è ormai ampiamente riconosciuto come anche i comportamenti e le attività non responsabili praticate da frequentatori non attenti ai valori ambientali della Montagna possono impattare sulla biodiversità e gli ecosistemi.
Non è segno di novità, ma solo sintomo di disadattamento, replicare in un oggi che è drasticamente modificato gli schemi di ieri, fondati anzitutto sul valore della competizione, e della assenza di limite e remore.

SECONDO TE RAGIONARE IN TERMINI DI LIMITE E RESPONSABILITÀ È UN SEGNO DI DEBOLEZZA PER IL SOCIO CAI OPPURE APRE UN ORIZZONTE PIÙ AMPIO DI FREQUENTAZIONE DELLA MONTAGNA ?

CONSAPEVOLEZZA: il mio andare in montagna ha delle conseguenze che devo imparare a considerare.
DIVERSIFICARE: perché tutti nei soliti posti?
NON BANALIZZARE: lo fanno gli altri… lo faccio anche io!
EDUCAZIONE ALLA RINUNCIA: conoscere la montagna, conoscere le proprie capacità per saper rinunciare o scegliere salite adatte a noi e a chi viene con noi.

SECONDO TE QUESTE QUATTRO ENUNCIAZIONI SONO BASI SOLIDE PER I RAGIONAMENTI CHE SI DOVRANNO SVILUPPARE?

9 Commenti

  • Vincenzo Arrichiello ha detto:

    I sentieri, frutto del lavoro delle passate generazioni, sono soggetti ad un rapido degrado (anche a causa dell’aumentata affluenza). Credo che sia necessaria una iniziativa per la loro manutenzione conservativa, e che il CAI dovrebbe promuoverla. - Sezione: La Spezia

  • Commissione TAM Emilia Romagna ha detto:

    Rispetto al tema dell’impatto negativo delle nostre attività in montagna, crediamo sia importante che il CAI inizi la riflessione su un ulteriore aspetto del turismo sostenibile, oltre a consapevolezza e responsabilità, principi elencati nel testo descrittivo del tavolo 2, e ci riferiamo al numero di persone che possono andare in un determinato luogo in un determinato momento.
    Siamo perfettamente consapevoli dei principi legati alla libertà di frequentazione della montagna che ribadiscono che “la libertà e la gratuità di
    accesso alla montagna sono valori primari” ma, potrebbe essere giunto il momento di rivedere questi principi sulla base del carico antropico (in quanti, dove, quando). Anche perché se non mettiamo dei limiti dove ci sono particolari fragilità ambientali potrebbe ben presto non esserci più nulla da tutelare, ammirare e frequentare!
    Questa proposta probabilmente si scontra con quanto previsto dall’Osservatorio Libertà in montagna, riprendendo una loro frase: “l’Osservatorio nasce al fine di evitare regolamentazioni unilaterali e limitazioni della pratica alpinistica da parte di autorità e privati, assicurare e promuovere il libero e responsabile accesso ed esercizio alpinistico in montagna come forma di un’esperienza unica che va garantita anche alle generazioni future.”
    Risulta particolarmente interessante quanto come sia il tema del congresso che l’osservatorio parlino di “generazioni future”…
    Però se continuiamo a non considerare il carico antropico e a non mettere limitazioni alla frequentazione, alle future generazioni rimarrà ben poco da frequentare!

  • DANIELE TENZE ha detto:

    Ormai che le cime sono state salite e si cercano solo prestazioni sportive estreme penso che si debba ricercare l’Impresa in montagna in forme nuove, contraddistinte da una narrazione.
    Un salita o un itinerario meritano un racconto una poesia dietro; magari quelle zone sono state protagoniste di una storia personale o raccontata da amici o parenti, eventi bellici o storici, quella montagna non riesco a salirla da anni ma ogni anno ne conquisto qualche m in più, su quella montagna affiora una particolare formazione geologica, pianta, vive un animale…
    Se arrichissio le nostre escursioni con questi valori vediamo che rinunce, scelta di itinerari inconsueti, silenzio e approccio lento, ascolto e rispetto per l’ambiente non fanno altro che arricchire le nostre storie di montagne rendedole uniche e personali. - Sezione: SAG SOCIETA ALPINA DELLE GIULIE, CAI DI TRIESTE

  • ELENA FERRI ha detto:

    Credo che i punti da tenere in considerazione siamo tanti. Spesso ho sentito solo puntare il dito verso la visione della montagna che passa dai social (Instagram, tik tok, influencer ecc). Nascondersi dietro ad un dito è inutile. Sarebbe opportuno cercare di capire come “tirare dalla nostra parte” queste nuove vie comunicative in modo da responsabilizzare chi si avvicina a questo splendido mondo e, perché no, anche chi si millanta influencer della montagna e non lo è. Puntare il dito e spendere solo accuse non porta a nulla. Bella.l’idea di creare un tavolo di DIALOGO, spero vengano coinvolte anche queste nuove figure - Sezione: Brignano Gera d'Adda (BG)

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