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Per affrontare in maniera concreta e propositiva i temi posti al centro delle del Tavolo 2 dobbiamo metterci in gioco non pensando alla nostra età anagrafica e “alzare lo sguardo dalla punta delle nostre scarpe”
Lo dobbiamo fare specialmente pensando al CAI di domani in modo che i Giovani Soci di oggi abbiano motivazioni concrete nell’impegnarsi con assiduità nelle attività che il CAI svolge.
Le nuove forme di approccio alla Montagna e di fruizione della stessa vanno ripensate con molta lucidità e con molta obiettività, in particolar modo non lasciandosi condizionare da stereotipi commerciali molto spesso veicolati da opinion maker presentati come modelli.

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In un’epoca di grandi cambiamenti ambientali, è ormai ampiamente riconosciuto come anche i comportamenti e le attività non responsabili praticate da frequentatori non attenti ai valori ambientali della Montagna possono impattare sulla biodiversità e gli ecosistemi.
Non è segno di novità, ma solo sintomo di disadattamento, replicare in un oggi che è drasticamente modificato gli schemi di ieri, fondati anzitutto sul valore della competizione, e della assenza di limite e remore.

SECONDO TE RAGIONARE IN TERMINI DI LIMITE E RESPONSABILITÀ È UN SEGNO DI DEBOLEZZA PER IL SOCIO CAI OPPURE APRE UN ORIZZONTE PIÙ AMPIO DI FREQUENTAZIONE DELLA MONTAGNA ?

CONSAPEVOLEZZA: il mio andare in montagna ha delle conseguenze che devo imparare a considerare.
DIVERSIFICARE: perché tutti nei soliti posti?
NON BANALIZZARE: lo fanno gli altri… lo faccio anche io!
EDUCAZIONE ALLA RINUNCIA: conoscere la montagna, conoscere le proprie capacità per saper rinunciare o scegliere salite adatte a noi e a chi viene con noi.

SECONDO TE QUESTE QUATTRO ENUNCIAZIONI SONO BASI SOLIDE PER I RAGIONAMENTI CHE SI DOVRANNO SVILUPPARE?

9 Commenti

  • Corrado Mantero ha detto:

    I limiti e le responsabilità sono le nuove “camicie di forza” di una società in cui regole e relativi emendamenti, alimentano eccessi di tutela legale.
    Ciò ha colpito anche l’ambiente del CAI, laddove (pure supportata da competenze certificate) l’attività ne è pesantemente condizionata.
    Il CAI deve guardare alle nuove generazioni, con uno sguardo da lungo tempo da esse distolto (bella la metafora di sollevare lo sguardo dalla punta degli scarponi !). Forse ci si accorgerà che vi sono almeno 2 generazioni di giovani che indifferenti al massimo sodalizio di settore, frequentano per proprio conto la montagna.
    Guardare ai nuovi sport ? Potrebbe essere importante agli effetti di non trascurare il fiorire di elementi antropici correlati (ferrate Luna Park, sentieri-pista Downhill, stesura moquette x decolli…) anacronistici nel contesto di tutela ambientale; sostenibili solo per sfizi adrealinici umani.
    Ma il CAI deve sapere guardare attentamente alle proprie radici storiche e loro conseguente evoluzione: Scienza, Conoscenza, Avventura, Esplorazione, e conseguente declinazione dell’Alpinismo della quotidianità; non quello dei fenomeni cui nessuno aspira più, bensì quello del piccolo protagonismo singolo di ciascuno, bene illustrato nella comunicazione sui media (che tanto ci suggeriscono, costituendo fondamento di attente riflessioni e conseguenti idee operative). Anche l’Escursionismo si manifesta come fenomeno di massa che convoglia la boomer generation verso fiorenti aziende profit (il CAI dovrebbe ragionare attentamente su correlati fenomeni di Mktg).
    Insomma il dilemma è; ” Guardare lontano ad una fatua innovazione o sapere guardare negli occhi le persone e le rispettive aspirazioni… a partire dai propri tesserati?”
    Altra considerazione: l’Alpinismo Giovanile è la più grande risorsa educativa circa la frequentazione della montagna. Il Progetto Educativo innesca un percorso che si arresta però fra i 18 ed i 25 anni… è questo l’anello debole della catena che richiede uno straordinario impegno partecipativo da parte di TUTTI i titolari. Per tutti gli appassionati (volontari, ricordiamolo !) che tengono tanto al CAI, il “tempo” è la moneta più complessa e più pregiata: il suo corretto impiego insieme alla progettualità, costituisce la chiave del successo per un futuro prospettico. - Sezione: Sottosezione CAI ULE SESTRI P. (GE)

  • Giovanna Barbieri ha detto:

    La mia riflessione riprende il concetto di CONSAPEVOLEZZA espresso nella premessa al tavolo 2. Io credo che la consapevolezza non possa essere limitata solo a: “so che quello che faccio può avere un impatto ecc.”; credo che la consapevolezza possa essere anche declinata in ACCORGERSI (e quindi essere consapevoli) degli effetti del cambiamento climatico in montagna. Effetti già visibili…Quando si parla di cambiamento climatico spesso si citano dati e grafici, si parla dell’arretramento dei ghiacci polari o dell’estinzione degli orsi bianchi. Grandi temi, ma “lontani” dalle persone… Difficilmente il cambiamento climatico viene declinato a livello locale…vicino alle persone. Io credo che il CAI, con tutti suoi accompagnatori/titolati possa essere una grande risorsa in questo senso: penso sia importante, durante le nostre escursioni, far notare quei piccoli (grandi) segnali di cambiamento climatico alle persone che sono con noi in escursione. Cose semplici, come ad esempio la presenza di alberi molto in quota rispetto al limite del bosco, indice di una termofilizzazione della montagna; oppure disseccamenti della vegetazione dovuti al danno da gelo per mancanza di neve in inverno o alla siccità estiva per mancanza di pioggia. E così aggiungiamo un tassello, che è quello di stimolare la capacità di osservazione. Anzi, aggiungiamo due tasselli, perché qui si innestano tutte le pratiche di educazione ambientale…che portano poi all’altro concetto espresso in premessa: la RESPONSABILITA’. - Sezione: Sassuolo (MO)

  • alberto monzali ha detto:

    la frequentazione responsabile della montagna non la si fa solo sul posto, ma parte da casa da ogni acquisto sportivo che facciamo che ha un impatto sull’ ambiente.
    Penso che cominciare a ragionare effettuando acquisti o ancor meglio non effettuando acquisti inutili ma se proprio necessario fare scelte di case costruttrici che hanno a cuore una produzione il più ecosostenibile consentitogli. questo è un aspetto che troppo spesso viene ignorato lo stesso CAi quando propone il proprio vestiario non si preoccupa se proviene da aziende più o meno impegnate sulla sostenibilità.. ma se è vero che ogni goccia fa il mare… partiamo dalle nostre piccole azioni.
    Alberto - Sezione: cai bologna

  • Maria Mastrangeli ha detto:

    Condivido in pieno l’analisi che il CAI fa e gli obiettivi che si pone riguardo ai temi della frequentazione responsabile della montagna e dei nuovi comportamenti consapevoli: l’urgenza e la necessità di intervenire su questi due fronti è sotto gli occhi di tutti, soprattutto perché la situazione sempre più difficile che lo specifico ambiente montano vive, a causa delle azioni contemporanee e congiunte delle attività economiche e sociali dell’uomo e del riscaldamento globale, può essere considerata come simbolo della più ampia questione della fragilità e precarietà del pianeta Terra e del bisogno di trovare in tempi sempre più brevi soluzioni pratiche ed efficaci.
    A fronte di una opinione pubblica perplessa e confusa, stretta tra voci apocalittiche e teorie negazioniste, credo che il CAI possa svolgere un ruolo fondamentale di informazione e formazione; in fondo si potrebbe applicare al nostro sodalizio lo stesso motto che caratterizza l’Unione Europea, “Uniti nella diversità”, proprio perché in ogni Sezione sono presenti soci che condividono la stessa passione ed interesse per la montagna e il suo ambiente naturale, ma sono differenti in termini di età, background culturale, conoscenze e competenze, esperienze professionali, scelte personali di vita: in realtà, sono proprio queste diversità a costituire la vera ricchezza dell’Associazione, ed è indispensabile che ora ogni Sezione metta a disposizione del rispettivo territorio di operatività il proprio know know tecnico e scientifico, realizzando eventi, iniziative, progetti, in cui i soci diventino protagonisti di azioni di informazione e formazione per promuovere nei cittadini l’interesse per i temi della salvaguardia della natura e dell’ambiente, della necessità di cambiare i propri stili di vita per favorire un futuro migliore per tutti, e dell’urgenza di sentirsi tutti responsabili e coinvolti nel passaggio da una prospettiva “individualista” (“faccio quello che voglio, senza limiti”) ad una “comunitaria”. E di sicuro gli interventi dei soci potrebbero essere molto più efficaci, perché la comunicazione sarebbe più immediata e comprensibile, e il pubblico presente alle varie iniziative potrebbe cogliere che quanto viene detto e fatto è il frutto di esperienze personali, vicende vissute, opinioni e riflessioni approfondite e condivise.
    Passando a proposte concrete, e mutuando ancora aspetti attuali dell’Unione Europea (perché la nostra identità nazionale si somma a quella europea, per condividere ideali e valori…..), suggerisco che ogni Sezione CAI elabori un proprio PRR, Piano di Ripresa (del dialogo sociale, dell’interesse, dell’impegno comune per contribuire alla soluzione dei problemi che sempre più affliggono l’ambiente, la natura, l’esistenza stessa dell’uomo) e di Resilienza (agli elementi negativi che da troppo tempo caratterizzano, in senso individualista ed egoista, gli stili di vista, le opinioni, i comportamenti, le scelte personali), cioè un Programma di azioni da attuare nel territorio, anche e soprattutto in sinergia con altre Sezioni locali, per informare e formare i cittadini sui temi della tutela della montagna e della “educazione ambientale” in senso ampio, così come è nel DNA del CAI fin dalla sua nascita.
    In concreto e in sintesi, le fasi del processo di elaborazione ed attuazione del Piano Sezionale di Ripresa e Resilienza potrebbero essere le seguenti:
    • analisi del rispettivo territorio di operatività, per individuare i punti di forza e le criticità collegati ai temi da affrontare, i bisogni di formazione e informazione da soddisfare, i possibili destinatari dei vari interventi (associazioni, scuole, comunità….), le risorse umane e materiali a disposizione (spazi, strutture, beni, soci competenti e disponibili a svolgere le iniziative di formazione e informazione, enti pubblici e privati con cui collaborare……)
    • individuazione delle azioni da realizzare (eventi, progetti, pubblicazioni, incontri…….)
    • calendarizzazione e pubblicizzazione delle iniziative
    • realizzazione delle azioni programmate e successiva attuazione di forme di feedback per apportare eventuali modifiche e miglioramenti in vista di un consolidamento nel futuro dell’attuazione del Piano. - Sezione: Sezione di Gubbio

  • Giuliano Belcastro ha detto:

    La frequentazione responsabile della montagna, anche in rapporto al grande numero di persone che ad essa si rapportano, mette ancora una volta in evidenza, se mai ce ne fosse bisogno, la grande funzione di tutela rappresentata dalla Rete Sentieristica che il Club Alpino Italiano ha saputo programmare, regolamentare e realizzare a partire dal 1985.
    Se si incanalano i flussi turistici sui sentieri messi a disposizione e realizzati secondo gli standard e le caratteristiche del CAI si otterrenno due scopi:
    Avviare i frequentatori della montagna in condizioni di sicurezza su percorsi di particolare valore storico, culturale, ambientale di grande pregio.
    Costrigere i flussi turistici ad andare dove vogliamo noi evitando l’invasione disordinata di aree fragili alle quali bisogna garantire la massima tutela. - Sezione: Cosenza

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