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Indagare il rapporto che intercorre tra Montagna e Città è fondamentale per capire quali sono le prospettive di vita e di attività per i Territori di Montagna.

LA MONTAGNA HA INTERESSI CONTRAPPOSTI ALLA CITTÀ?

Secondo il Tavolo 3, Città e Montagna non dovrebbero avere interessi e ruoli contrapposti, anzi dovrebbero cooperare per mantenere attivi quei servizi ecosistemici (fissazione CO 2 , ciclo dell’acqua…) che sono essenziali per tutti i cittadini. Il montanaro è un custode di risorse; su di lui grava la responsabilità di mantenere i servizi funzionali, e alla Montagna va giustamente riconosciuta questa impegnativa funzione. Si chiede, quindi, alla società cittadina la consapevolezza di questo sforzo e il sostegno economico alla Montagna che da sola non avrebbe le forze necessarie.

Il sostegno oltre all’incremento dei servizi deve essere volto alla creazione di una fiscalità di vantaggio – in varie forme da definire – che ha il ruolo di volano iniziale per l’attrazione della popolazione e degli investimenti nei Territori Montani in forte calo demografico.

Mantenere vita e attività in montagna non è solo una questione di impegno economico, ma prima di tutto culturale e sociale. Dobbiamo essere tutti consapevoli che lo sviluppo della Montagna avviene solo in un quadro di sostenibilità, cioè senza esagerazioni turistiche e mantenendo integre le sue risorse naturali. E’ evidente che il possibile ridimensionamento del turismo, estivo ed invernale, in alcune aree potrebbe portare a una rimodulazione del ritorno per le aree montane, tuttavia il mancato ristoro può essere recuperato tramite il riconoscimento dei servizi ecosistemici prodotti in Montagna e corrisposti dalla pianura.

Non si tratta di imporre ai cittadini una visione della Montagna, ma di condividere e discutere come Soci del Sodalizio principi e impostazioni per la salute economica, sociale e ambientale dei territori di Montagna.

SEI D’ACCORDO SULLA RIMODULAZIONE DEL TURISMO DI MASSA E DELLA CORRESPONSIONE DEI SERVIZI PRODOTTI IN MONTAGNA DA PARTE DELLA PIANURA?

10 Commenti

  • MARISA DALLA CORTE ha detto:

    Il rapporto fra le realta’ diverse di montangna e della citta’ possono essere un veicolo di opportunita’ anzichè di divisione. Certo bisogna avere l’accortezza di usare la collaborazione, la comprensione estesa, il comune amore per l’ambiente montano e la volonta’ di mettere a disposizione energie condivise ed esperienze reciproche. Da soli non si fa nulla. Bisogna unire le forze. Certo è che la vita in montagna è ben diversa, piu’ soggetta a vincoli legati alla mancanza di servizi comodi, motivo per cui ci fa pensare che il permanere in ambiente di quota sia piu’ penalizzante, e si tende a non cercare collaborazione ma a chiudersi a riccio. Solo pero’ con una preparazione consapevole da parte di tutti verso cio’ che offre il territorio ed il suo apprezzamento per le peculiarita’ che dimostra, possono uniformare il comune attaccamento alle terre alte. Questo senso di appartenenza si puo’ realizzare solo con un lavoro educativo basilare, attraverso l’educazione civica scolastica e familiare. Bisogna creare un clima che porti le famiglie e i giovani ad un approccio con umilta’ e con senso di gratitudine verso la natura ed i suoi elementi. Ritengo che il Cai in questo lavoro di educazione, possa e debba lavorare, attraverso sistemi che arrivino a diffonderne gli ideali per cui fu creato questo sodalizio ancora dagli albori, Questi ideali debbono entrare nelle persone che sono gia’ soci, ma anche in tutti coloro che frequentano la montagna pur non aderendo al club, o comunque nel pensiero dell’escursionista in genere. E’ un’educazione quella che manca e che è necessario, ORA e non DOMANI, creare. I veicoli con qui realizzare questo obiettivo possono essere molti, anche i piu’ facili. Abbiamo tutto e non manca nulla, basta solo dare inizio. - Sezione: Cai di Feltre - Referente commissione Tutela Ambiente Montano

  • Daniel Ruiz ha detto:

    Il “turismo” o lo “sviluppo” difficilmente possono essere “sostenibili”. Le pianure sono già state distrutte da l’urbanizzazione, piena di case e fabbriche vuote, di asfalto. Evitiamo la stessa devastazione in ciò che ancora può essere salvato dalla montagna. Cominciamo a usare la parola “decrescita” (https://it.wikipedia.org/wiki/Decrescita) (https://it.wikipedia.org/wiki/Decrescita) in vece. - Sezione: Firenze

  • Raffaele Negri ha detto:

    La rottura, o meglio, la frammentazione del turismo di massa passa obbligatoriamente dalla riscoperta dell’unicità d’ogni luogo. Ogni valle, ogni cima, ogni rudere che sia merita rispetto ed una visita. A noi l’onere, e l’onore, di attuare una corretta narrazione delle nostre Terre e della loro Storia.

    La sudditanza morale del mondo della montagna al mondo industrializzato di città è un fenomeno recente nato con la modernità. Aiuti da parte della modernità delle pianure (quasi totalmente urbanizzate) verso “l’arretratezza” delle Terre Alte sarebbero del tutto in malafede. Non spingiamo qualche cittadino a vivere in montagna perché attratto da canoni d’affitto più contenuti, prezzi al metro quadro minori, posti di lavoro creati ad hoc o per qualsivoglia altro beneficio fiscale. Chi gli insegnerà che c’è la salita e la fatica? Chi gli dirà che non si può arrivare dappertutto in auto? Chi gli insegnerà che la Montagna non è mai cattiva ma solo giusta nella sua severità?
    La città, e la modernità tutta, non aspetta solo che il là per infrastrutturare inutilmente, con plastica e cemento, quel poco di naturale e di autentico che ci resta. Peccato poi che serva sempre più modernità per sanare le ferite che la modernità infligge. Non diamogli alcun pretesto.
    Come fare allora a combattere spopolamento ed abbandono generalizzato? Mi spiace, ma fintanto che la premessa a questo discorso sarà l’attuale economia globale che ci sta portando dritti dritti al disastro ambientale (e sociale) globale, qualunque risposta è solo una presa in giro. - Sezione: LECCO

  • Commissione TAM Emilia Romagna ha detto:

    La commissione regionale TAM Emilia Romagna ha in essere un progetto pluriennale, denominato “Alternative in Appennino”, che prevede di “consolidare”, proprio nell’ambito del tavolo 3 del Congresso, il rapporto città-montagna. Grazie alla pubblicazione di una semplice guida, cerchiamo di far conoscere alcune realtà produttive e/o culturali dei centri montani minori (alternative alle località maggiormente conosciute) perché riteniamo che esse possano diventare il trampolino di lancio del turismo sostenibile promosso dall’ONU con l’Agenda 2023 e che emerge con forza tra le tematiche del Congresso.
    Nella “rimodulazione” del modello di alleanza città-montagna abbiamo ritenuto fosse importante porre l’attenzione sulle filiere corte, le microeconomie, i presìdi del territorio, la salvaguardia delle antiche varietà animali e vegetali, la memoria storica dei luoghi e la loro identità culturale. In questo scenario di ricerca di nuovi rapporti montagna-città pensiamo che il CAI possa rappresentare una sorta di “cinghia di
    trasmissione”, ossia qualcosa che sincronizza parti diverse (la città e la montagna, appunto) ma appartenenti ad un unico sistema, che non può funzionare senza questa sincronizzazione-sinergia.
    Importante, a questo proposito anche l’alleanza con le aree protette, che possono rappresentare il “motore” di questa cinghia di trasmissione, grazie anche ai percorsi CETS (Carta Europea del turismo Sostenibile) che molte di esse hanno intrapreso.
    Concludiamo mettendo sul tavolo un ulteriore elemento, emerso dall’intervista realizzata dai nostri operatori TAM a due persone che rappresentano l’ultimo presidio di un territorio montuoso posto molto lontano dalla città: abbiamo chiesto loro come vanno (davvero) le cose… 
    Ci hanno risposto che per far rivivere seriamente questi territori, le sagre e il turismo estivo – per quanto in aumento negli ultimi anni – non sono sufficienti, ma occorre incentivare il ritorno in montagna delle famiglie e dei giovani e per favorire questo spostamento verso la montagna sono impegnati in prima persona in una raccolta-firme per portare, almeno nei borghi più importanti, la fibra ottica, condizione essenziale per attirare i giovani. Commissione TAM Emilia Romagna

  • Commissione Regionale Emilia-Romagna ha detto:

    Rispetto al tema dell’impatto negativo delle nostre attività in montagna, credo/crediamo sia importante che il CAI inizi la riflessione su un ulteriore aspetto del turismo sostenibile (oltre a consapevolezza e responsabilità, principi elencati nel testo descrittivo del tavolo 2): il numero di persone che possono andare in un determinato luogo in un determinato momento.

    Sono/siamo perfettamente consapevole/i dei principi legati alla libertà di frequentazione della montagna che ribadiscono che “la libertà e la gratuità di accesso alla montagna sono valori primari” ma, potrebbe essere giunto il momento di rivedere questi principi sulla base del carico antropico (in quanti, dove, quando). Anche perché se non mettiamo dei limiti dove ci sono particolari fragilità ambientali…tra poco non ci sarà più nulla da andare a vedere!

    Questa proposta probabilmente si scontra con quanto previsto dall’Osservatorio Libertà in montagna, riprendendo una loro frase: “l’Osservatorio nasce al fine di evitare regolamentazioni unilaterali e limitazioni della pratica alpinistica da parte di autorità e privati, assicurare e promuovere il libero e responsabile accesso ed esercizio alpinistico in montagna come forma di un’esperienza unica che va
    garantita anche alle generazioni future.”

    Particolare come sia il tema del congresso che l’osservatorio parlino di “generazioni future” che però se non iniziamo a considerare il carico antropico e a non mettere limitazioni, saranno le stesse che avranno ben poco da vedere!

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