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Indagare il rapporto che intercorre tra Montagna e Città è fondamentale per capire quali sono le prospettive di vita e di attività per i Territori di Montagna.

LA MONTAGNA HA INTERESSI CONTRAPPOSTI ALLA CITTÀ?

Secondo il Tavolo 3, Città e Montagna non dovrebbero avere interessi e ruoli contrapposti, anzi dovrebbero cooperare per mantenere attivi quei servizi ecosistemici (fissazione CO 2 , ciclo dell’acqua…) che sono essenziali per tutti i cittadini. Il montanaro è un custode di risorse; su di lui grava la responsabilità di mantenere i servizi funzionali, e alla Montagna va giustamente riconosciuta questa impegnativa funzione. Si chiede, quindi, alla società cittadina la consapevolezza di questo sforzo e il sostegno economico alla Montagna che da sola non avrebbe le forze necessarie.

Il sostegno oltre all’incremento dei servizi deve essere volto alla creazione di una fiscalità di vantaggio – in varie forme da definire – che ha il ruolo di volano iniziale per l’attrazione della popolazione e degli investimenti nei Territori Montani in forte calo demografico.

Mantenere vita e attività in montagna non è solo una questione di impegno economico, ma prima di tutto culturale e sociale. Dobbiamo essere tutti consapevoli che lo sviluppo della Montagna avviene solo in un quadro di sostenibilità, cioè senza esagerazioni turistiche e mantenendo integre le sue risorse naturali. E’ evidente che il possibile ridimensionamento del turismo, estivo ed invernale, in alcune aree potrebbe portare a una rimodulazione del ritorno per le aree montane, tuttavia il mancato ristoro può essere recuperato tramite il riconoscimento dei servizi ecosistemici prodotti in Montagna e corrisposti dalla pianura.

Non si tratta di imporre ai cittadini una visione della Montagna, ma di condividere e discutere come Soci del Sodalizio principi e impostazioni per la salute economica, sociale e ambientale dei territori di Montagna.

SEI D’ACCORDO SULLA RIMODULAZIONE DEL TURISMO DI MASSA E DELLA CORRESPONSIONE DEI SERVIZI PRODOTTI IN MONTAGNA DA PARTE DELLA PIANURA?

10 Commenti

  • Alberto Zuliani ha detto:

    Buongiorno, concordo con il commento del socio Francesco Quattrone, in particolare vorrei portare l’attenzione sui progetti di impianti di risalita per lo sci in zone e a quote dove ormai
    la neve arriva raramente ed in quantità infime e dove si sopperisce con la dannosissima neve artificiale. Mi piacerebbe che il CAI e le sue sezioni si opponessero a tali scempi ambientali
    come nel 2019 il Presidente del CAI Emilia-Romagna Vinicio Ruggeri RIBADI’ LA PROPRIA CONTRARIETA’ AL PROGETTO DI
    NUOVO COLLEGAMENTO SUL CORNO ALLE SCALE.
    Cordialmente Alberto Zuliani - Sezione: viareggio

  • Paolo Crippa ha detto:

    La montagna e la città sono in contrapposizione?
    La produzione alimentare di piccole aziende montane (formaggio, confetture, piccoli frutti, mele, …) ben si incontra con la richiesta di prodotti a km zero e biologici che viene dalla città. Affinché ciò avvenga, in una dimensione che non tagli fuori ceti sociali meno abbienti, nelle città prossime alle montagne, è necessario lo sviluppo di mercati agricoli cittadini diffusi. Al contrario, lo sviluppo continuo dei supermercati dentro e ai margini delle citta’, non favorisce le piccole economie alimentari montane e nemmeno le relazioni sociali tipiche dei mercati.

    Paolo Crippa
    Bergamo - Sezione: Bergamo

  • luigi iozzoli ha detto:

    La natura della montagna è profondamente diversa da quella della città. I comportamenti e gli stili di vita che possono essere accettabili in una non lo sono nell’altra. Ciò non di meno la montagna è necessaria (oggi più di ieri) agli abitanti della città. Il problema nasce quando si offre a questi ultimi (i cittadini), male avvezzi alle logiche di rispetto ambientale, la possibilità di arrivare “facilmente e a basso costo” nei santuari ambientali più esclusivi della montagna. A quel punto vediamo sbarcare dalle auto nei pressi dei rifugi masse vocianti che non sanno che altro chiedere se non una bella mangiata. Vediamo uscire dalle cabinovie turisti in calzoni corti e sandali oltre i 2000m… Quello che il CAI potrebbe offrire è un ruolo di “mediazione culturale” , potrebbe farsi “strumento di formazione” . Incrementare l’attività nelle scuole, incrementare gli accordi con le pubbliche amministrazioni e i parchi per offrire una funzione di assistenza turistica (non guide ma presenze affidabili, formate e informate). Se il CAI programmasse e svolgesse le proprie attività in quest’ottica allora anche la scelta degli itinerari domenicali sarebbe funzionale non al “piacere” dei soci ma al servizio che si può rendere al territorio. Immagino una programmazione delle attività che tenga conto dell’opportunità di essere in certi luoghi, quelli più esposti alle invasioni turistiche, di presidiarli, di offrirvi assistenza culturale. Il lavoro nelle sezioni allora sarebbe un lavoro orientato a preparare i soci a questi incontri. Si potrebbe in questo modo trasmettere attivamente la cultura del rispetto e della conoscenza della montagna e si svolgerebbe un’attività sociale veramente utile. La ricaduta di questo tipo di attività riguarderebbe anche la conservazione dell’ambiente, la prevenzione degli incendi, l’educazione ambientale e così via. Immagino sezioni CAI non orientate ad offrire ai soci servizi di svago o ricreativi ma in grado di preparare i soci ad una funzione di educatori e presidiatori dei territori. - Sezione: napoli

  • Mariangela Riva ha detto:

    Il turismo di massa non è per la Montagna .Occorre pensare ad azioni coraggiose che mettano al primo posto non la quantità di turisti, ma la qualità di un’ offerta turistica che possa gestire al meglio i flussi di persone, ponendo delle limitazioni, se ne esiste la necessità, o distribuendole in aree più ampie per decongestionare le solite località di grido. Per raggiungere l’ obbiettivo di distribuire i flussi turistici durante tutto l’ arco dell’ anno è importante perseguire delle strategie di promozione mirate a far conoscere i vantaggi della frequentazione dell’ ambiente montano in bassa stagione. E’ quindi necessario invogliare i turisti diversificando l’ offerta turistica in modo di poter rendere appetibile soggiornare in montagna nei mesi primaverili e autunnali. Il turismo montano deve virare decisamente verso la sostenibilità garantendo la preservazione delle risorse naturali, il rispetto dell’ identità socio-culturale delle comunità ospitanti e l’ equa distribuzione dei benefici socio-economici sia in termini di occupazione che di servizi sociali. - Sezione: Calco

  • Francesco Quattrone ha detto:

    LA MONTAGNA HA INTERESSI CONTRAPPOSTI ALLA CITTÀ?
    Direi proprio di sì, al punto che si può affermare città versus montagna, ovvero ambiente urbano versus natura.
    L’urbanizzazione spinta delle città, sviluppatasi lungo direttrici di veloce collegabilità, ha generato poli attrattivi di popolazioni provenienti da borghi situati in aree montane/collinare lontane da quelle direttrici, che, superato l’iniziale senso di spaesamento dal luogo di origine, ha cambiato stile e cultura di vita. Nelle metropoli l’aggregazione è avvenuta per fini utilitaristici e di facile mobilità. Nel tempo e con l’aumento dei ritmi di lavoro si è affermata l’esigenza della vacanza come ristoro alla frenetica vita quotidiana. All’inizio era un viaggio di ritorno nel luogo di origine, ancora viva l’esperienza immersiva nella natura che faceva dire a Norman Mclean:…Per un ragazzino è un’esperienza impareggiabile poter pisciare in mezzo alle stelle… (Montana, 1919). La dimensione del fenomeno ha svegliato gli appetiti degli organizzatori di viaggi e la natura è diventata luogo di svago da valorizzare a fini economici, a vantaggio della città.
    Come ci racconta Rodolph Cristine in …Turismo di massa e usura del mondo(ed. Eleuthera)…,
    già verso la fine del 1800 il geografo anarchico Élisée Reclus aveva percepito questa deriva e ci avvertiva che …con l’industrializzazione e l’urbanizzazione la natura sarebbe diventata l’oggetto del desiderio di quella parte di popolazione, esiliata dalle campagne, che in città da contadina era diventata operaia.
    La natura abitata, condizione primordiale del mondo in comune che abbiamo conosciuto, è stata via via occupata in tutta la sua estensione per renderne possibile lo sfruttamento. Questo processo ha così trasformato un mondo condiviso e gratuito in un mondo privato e a pagamento, accessibile a condizione di acquistare il biglietto d’ingresso. La natura è ormai diventata un elemento dell’ideologia dello sviluppo, che ci incita a gestirla e oltretutto in maniera manageriale: in altre parole, valorizzarla per metterla sul mercato…
    Gli operatori del marketing turistico sono pronti ad adattarsi alle mode del tempo e si appropriano dello sviluppo sostenibile, facendolo diventare di fatto, una sorta di greenwashing ambientale: ai clienti si offre il percorso, il soggiorno imbellettato con una spolverata di educazione ambientale con l’obiettivo di soddisfare la clientela, visto che il tocco ambientale fa chic.
    Emerge con urgenza la necessità di proteggere la natura dagli assalti di chi spinge per farne un luogo di divertimento a beneficio di masse che si mettono in fila per entrare nel parco giochi, un po’ come succede a Roma per visitare la cappella Sistina o a Padova per la cappella degli Scrovegni! . Ci riusciremo?
    I borghi antichi, costruiti come prolungamento della natura, sono già spopolati. È possibile, però, creare le condizioni per bloccare lo spopolamento residuo e consentire la presenza stabile di nuovi abitanti che desiderano fuggire dalla vita usurante delle metropoli, per godere in quei luoghi di un umanesimo ritrovato. A condizione di rendere disponibili servizi essenziali e condizioni di vita contemporanea facilmente elargibili senza stravolgere i luoghi. Il ventaglio dei possibili incentivi è piuttosto ampio e adattabile ai diversi luoghi.

    Francesco Quattrone – sez. “Pino Aversa” Verbicaro(CS) - Sezione: Sez. “Pino Aversa”-Verbicaro(CS)

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